5 Maggio 2018 - 10:06 . Africano . Cronaca
Tra degrado e segnali di rinascita, la doppia vita di viale Etiopia
di Antonio Tiso
Tra degrado e cenni di risveglio. Tra gli accampamenti nomadi e il neonato centro culturale Erickson. È la doppia vita di viale Etiopia, che ogni giorno deve fare i conti con lo smog, la sporcizia e soprattutto con la questione dei senza fissa dimora che popolano l’adiacente stazione Nomentana e che bivaccano sotto il ponte delle Valli. Proprio lì, lungo l’Aniene, il 26 aprile è stato recuperato il cadavere di Istvan Otvos, conosciuto come “Stefan”. Sulla morte del 22enne romeno senza fissa dimora è stata aperta una indagine per omicidio. E proprio da lì, da quegli insediamenti abitativi, si alzano spesso dei fumi tossici che costringono i residenti a tenere le finestre chiuse. L’altra faccia della medaglia è la libreria Erickson, che si avvia a diventare un polo di attrazione culturale importante nel tessuto del Trieste-Salario. Ospiterà eventi di formazione nell’ambito educativo e pedagogico. La sua inaugurazione ha destato immediatamente interesse nel quartiere.
Antonello, un anziano a spasso con il nipotino, racconta che il problema principale è lo smog: “Troppe auto, siamo penalizzati dalla presenza della tangenziale. Bisognerebbe incentivare i mezzi pubblici e fare un controllo sui livelli di polveri sottili”. Patrizia, una signora in carrozzina di 55 anni, percorre a fatica viale Etiopia perché “spesso le rampe per di disabili sono bloccate dalle auto in sosta. Servirebbero più vigili e più controlli. In qualche caso, andrebbero rimosse le auto per dare un esempio. Dalle nove del mattino, quando la municipale in servizio a piazza Gondar va via, qua diventa una giungla, specie il pomeriggio”. Maurizio, portinaio al civico 34, dice: “La pulizia stradale da parte di Ama è totalmente assente, mentre carta e plastica vengono raccolte raramente. I residenti si stufano e buttano quindi tutto nell’indifferenziata”.
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