Trieste-Salario

Buy: “Volevo fare la tennista”

Margherita Buy intervistata dal Corriere della sera tv. L’attrice racconta la sua vita privata e professionale e il nuovo film uscito giovedì 29 marzo: Io c’è.  “Da piccola avrei voluto fare la tennista – racconta – anche se, devo ammetterlo, sul campo ero una mezza schiappa. Non so dire poi come iniziai la carriera di attrice”. È l’attrice più premiata in Italia. “Sì, ma non ditelo troppo che se no non me li danno. Io sono competitiva, quando entro tra i finalisti voglio vincere: i premi non bastano mai. Rimpiango ancora quel David dato a un’altra”. E racconta il suo rapporto con la fede, tema del suo ultimo film.

“La fede è come una corrente a intermittenza. Se sei formata in un certo modo, se hai una formazione cattolica tradizionale e sei andata a scuola dalle suore come ho fatto io, la religione entra un po’ nel tuo dna. È molto difficile non ritornare sul tema, soprattutto nei momenti in cui non stai bene. Per me è un riferimento emotivo per una richiesta d’aiuto”. “Certo, è tutto un’astrazione – continua – è una battuta del film che lo spiega: esiste una religione plausibile?”.

Il film diretto da Alessandro Aronadio analizza anche il tema della nuova spiritualità. “Il film ha una struttura chiusa – svela Buy – e il finale è molto bello. Perché alla fine lo stesso Edoardo Leo si spaventa per il potere che ha ottenuto proprio perché le persone sono affamate di credere in qualcosa. Io – prosegue – non finirei mai in una situazione del genere perché ho una specie di radar per i cialtroni. Sono talmente diffidente che dovrebbe essere davvero bravo bravo ‘sto cialtrone per cascarci…”. L’attrice lancia l’idea di una scuola contro i millantatori. “Io farei una scuola di diffidenza – dice – non per me che ci sono nata, anche se la diffidenza è pericolosa perché poi il rischio è eliminare troppe persone”.

(Cristiana Ciccolini)

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