Giulio Cesare | La Storia

16 gennaio 1945, in via Fornovo moriva il Gobbo del Quarticciolo

di Sara Fabrizi

In via Fornovo 12, a pochi passi da viale Giulio Cesare, oggi c’è una struttura dell’Asl Roma E dedicata alla cura delle dipendenze da alcol, droghe e gioco d’azzardo. In questo stesso luogo, nel 1945, appena concluso il periodo di occupazione nazista di Roma, c’è la sede di uno strano partito: Unione proletaria. Il suo segretario è Umberto Salvarezza, conosciuto nell’ambiente come “Il Guercio”, scaltro truffatore, ultrafascista militante nelle squadracce del ras di Milano Mario Giampaoli, vero e proprio trasformista.

Capace di reinventarsi come “uomo di sinistra”, tenterà di riciclarsi nel periodo post Liberazione presentando il partitino che guida come una formazione che combatte le destre. In realtà, viene finanziato da militari, industriali e politici che vedono nella appena nata Repubblica italiana la fine dei loro privilegi. L’obiettivo vero di quest’organizzazione, che si fregia – come simbolo – di una grande stella rossa su sfondo bianco, è quello di creare tensioni, far esplodere violenze tali da giustificare un colpo di Stato. E ristabilire il caro vecchio ordine costituito.

Il 16 gennaio 1945, dalla porta di via Fornovo 12, entra un ragazzo sui 18 anni: Giuseppe Albano.

Viene dal Quarticciolo, vecchia borgata stretta tra viale Palmiro Togliatti e via Prenestina. Anche chi non lo ha mai visto di persona potrebbe riconoscerlo a prima vista: ha la schiena incurvata per la cifosi. Quest’adolescente con un cappellaccio in testa e con la pistola è il Gobbo del Quarticciolo.

Poco più che adolescente, a Roma è già leggenda. Idolatrato da alcuni, odiato da altri, le sue imprese rocambolesche lo collocano a metà tra il bandito, comune delinquente che si guadagna da vivere rubando, e l’eroe della lotta partigiana. L’hanno visto combattere nella Resistenza fin dall’8 settembre, a Porta San Paolo, con le braghe corte da ragazzino e il grembiule della farmacia in cui lavora come garzone. Poi lo si trova in tante azioni di sabotaggio. Razzia i rifornimenti dei tedeschi e li distribuisce alla popolazione. Il suo operato prosegue anche dopo la Liberazione. Si mette a disposizione della questura per catturare i torturatori di via Tasso e, grazie a lui, molti membri della banda Koch vengono arrestati. Ma la sua leggenda è destinata a concludersi drammaticamente, in circostante sospette.

Nel corso di una delle azioni in cui è stato coinvolto, è rimasto ucciso un caporale inglese, Tom Linson. Un evento la cui dinamica non è chiara, ma che genera un’enorme caccia all’uomo. Carri armati e mezzi blindati vengono mandati al Quarticciolo per stanare il Gobbo. Per il momento, Giuseppe riesce a sfuggire, ma giorni dopo ci sarà un nuovo rastrellamento. In quel momento, lui sarà già morto.

Il 16 gennaio 1945, quando varca la soglia di via Fornovo, qui a Prati, il Gobbo ha un appuntamento con Salvarezza. Lo aspetta per circa mezz’ora, poi spazientito fa per andare via. Pochi minuti dopo è a terra, di fronte all’androne del civico 12, con un proiettile piantato nella nuca. Morto. Tre mesi dopo avrebbe compiuto 19 anni

Il comunicato ufficiale parla di un conflitto a fuoco con i carabinieri che cercavano di catturarlo. Ma, da quel che risulta, il Gobbo non ha sparato neanche un colpo. Salvarezza dichiara di aver allertato lui stesso i carabinieri, intimorito da Albano. A suo dire, il giovane si era recato nella sede di Unione proletaria su mandato di Palmiro Togliatti per pretendere la consegna di alcuni non meglio specificati documenti. Lo scenario che emerge da un’inchiesta successiva, però, è molto diverso: risulta, infatti, che Salvarezza ha incaricato Albano di far esplodere due bombe a mano a un comizio di comunisti e socialisti. Lui ha rifiutato, consegnando gli ordigni al servizio d’ordine del Pci.

È probabile che la pallottola che lo ha ucciso, dovesse garantire per sempre il suo silenzio, togliere di mezzo un testimone troppo scomodo. Il suo è un caso che, al di là della leggenda sulla sua figura, lascia aperti tanti interrogativi.

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