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Arti marziali, sempre più donne il valore aggiunto è l’autodifesa

di Daniele Petroselli

Sapersi difendere è quasi la norma per un uomo. Più complicato per una donna. Ma l’autodifesa negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo esponenziale. Paola De Caro ne è l’esempio lampante. Nel 1993 la folgorazione: la visita al ragazzo che pratica arti marziali, proprio lei che non ha mai avuto alcun interesse per la lotta o per i film di Bruce Lee o Van Damme.

Pochi minuti per cambiare una vita

Ma quei pochi minuti in quella palestra le hanno cambiato la vita, tanto che è diventata la prima donna in Italia a insegnare l’arte del Wing Tsun, un sistema di difesa aggressiva che nasce come “costola” del kung fu e che consente di adattarsi immediatamente ai movimenti, alla forza e al modo di combattere di un aggressore. Un vero e proprio metodo scientifico per battere il proprio avversario, che le leggende narrano sia nato grazie alla monaca buddhista Ng Mui intorno alla seconda metà del XVII secolo, dopo essere sfuggita alla distruzione del monastero di Shaolin assieme ad altri monaci.

L’eredità marziale della monaca buddista

«È una disciplina particolare del kung fu – ci dice Paola De Caro, insegnante della Giuncarossa, che opera nella scuola Belli di via Mordini – che non è mai diventata una disciplina sportiva ma è rimasta una vera arte marziale, che ha come obiettivo il combattimento o la difesa personale. Il fatto che si ricolleghi la sua nascita a una donna, nella simbologia orientale vuol dire che una persona più piccola deve essere in grado di difendersi da una persona più forte». Un corso particolare ma molto partecipato: «Siamo un bel gruppo, la scuola di Prati è poi quella storica (altre sedi alla Matteucci vicino piazzale Jonio e a via Pienza, ndr). Sono molto soddisfatta della partecipazione femminile, anche se i corsi prevalentemente vengono seguiti dai ragazzi».

Deve cambiare l’approccio mentale”

Donne (ma anche bambine, visto che il corso va dai dieci anni in su) che frequentano questo corso non solo per una questione di preparazione fisica ma anche per difendersi in un mondo sempre più “pericoloso”: «Abbiamo un approccio mentale che deve cambiare, soprattutto nelle donne. Queste non crescono preparandosi anche alla lotta, come fanno i maschi. Quasi sempre le donne non hanno mai avuto contatto con la violenza, se non per averne letto o sentito parlare. Si deve imparare ad essere aggressive, perché ci si difende attaccando. Quando non possiamo chiedere aiuto, dobbiamo diventare delle tigri. Per questo si deve lavorare sia sulla tecnica ma soprattutto sull’aspetto mentale».

Karate, judo, aikido e taekwondo. Tante le offerte nel quartiere

Che le discipline orientali negli ultimi vent’anni abbiano trovato uno sviluppo davvero importante nella Capitale è un dato di fatto. E il nostro quartiere ne è la riprova: dalla scuola di Karate-Do di via Properzio, fino ad arrivare alla storica Borgo Prati, fondata nel 1899 e che vede tanti giovani (e non solo) praticare karate, judo e aikido. A confermare il trend positivo è Matteo De Luca, responsabile della Clodio Fitness, la palestra dietro la Corte d’appello di Roma, a due passi dal Mercato dei fiori di Via Trionfale, che da anni presenta corsi di arti marziali: «Qui facciamo kung fu tradizionale, shaolin guang, wing tsun e taekwondo, rivolti sia a ragazzi e ragazze che agli adulti di ogni età.

Negli ultimi anni abbiamo avuto un aumento dei partecipanti». Tante anche le donne, che non solo vogliono imparare le tecniche di autodifesa, ma anche conoscere le discipline orientali: «Serve una preparazione a tutto tondo per praticare queste discipline. Si deve lavorare per migliorare la concentrazione e la consapevolezza nei propri mezzi. Perché le arti marziali non sono una disciplina qualunque ma delle vere filosofie di vita. E i benefici non sono solo nel corpo ma anche nello spirito».

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