4 Marzo 2019 - 13:09 . Prati . Ambiente

Alberi caduti, queste sono le cause più frequenti secondo l’esperto

Gli interventi in via Prestinari per abbattere il pino pericolante
Gli interventi in via Prestinari per abbattere il pino pericolante

VIDEO. Alberi caduti, viaggio di Romah24 tra i viali di Prati. Ecco le situazioni di pericolo

Dai cambiamenti climatici ai conflitti di competenze, a una mancanza di monitoraggio o interventi errati e insufficienti. Sono diversi i motivi che negli ultimi anni stanno causando nel quartiere di Prati, secondo l’agronomo Franco Paolinelli, la caduta di numerosi alberi.

Piazza Mazzini

Dopo gli eventi drammatici di lunedì scorso, quando un grosso pino è caduto in viale Mazzini, ferendo tre persone, RomaH24 ha effettuato una perlustrazione lungo alcuni viali alberati, con chi li studia tutti i giorni, per capire quali sono gli effettivi pericoli.

“Non dobbiamo farci prendere da una psicosi secondo la quale tutti gli alberi sono pericolosi e vanno tagliati indiscriminatamente – ha spiegato Paolinelli -. Anche potare troppo una pianta può essere dannoso. A Roma abbiamo circa un milione di alberi e sono pochissimi quelli che cadono o sono malati. Serve quindi una valutazione attenta caso per caso”.

Via delle Milizie

Ci sono però delle situazioni limite dove si deve intervenire. Il viaggio di RomaH24 è partito da viale Marcello Prestinari dove sono stati abbattuti due grandi pini. Le situazioni più pericolose però sono state riscontrate davanti al liceo Mamiani, dove una palma è cresciuta sul tramo di un platano, compromettendone la stabilità. “Qui andrebbe fatto un intervento per tagliare quel ramo – ha detto l’agronomo – perché probabilmente c’è una carie che non si è rimarginata e la radice della palma ha trovato terreno fertile per attecchire”.

Via Oslavia

Altri esempi di tronchi cavi, anche se su alberi molto più piccoli, sono stati registrati in via Brofferio e via Oslavia. Il resto dei viali alberati presenta invece situazioni in cui si dovrebbe intervenire con potature “per pulire” le chiome degli alberi, anche se non rappresentano un problema di sicurezza.

 

LEGGI lo speciale (a cura di Alessio Ramaccioni)