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Falletta, quando il lavoro è un gioco

Vive in un mondo fatato, di elfi, civette magiche e principesse, Gianluca Falletta è un Imagineer. È il direttore creativo di Luneur park di cui ha curato il concept design e la sua riqualificazione. Il suo lavoro si divide in collaborazioni con le più importanti case produttrici del mondo di parchi tematici per proporre nuove idee e format entertainment.

A Roma ha curato anche la creatività di Cinecittà World e oggi, anche grazie al suo contributo Luneur Park, stato chiuso per anni, è un parco nuovo e sicuro. “Nel 2011 entrando nel parco – continua – ho trovato una situazione ben diversa dai miei ricordi: era cristallizzato. Nel 2016 l’abbiamo inaugurato restituendo ai romani il parco della loro infanzia”.

Gianluca svolge un lavoro molto divertente e, a 38 anni, ha già raggiunto enormi obiettivi. Tutto nasce dalla sua passione per i fumetti e videogiochi fantasy. Da ragazzo fu uno dei primi in Italia a creare eventi legati al fenomeno Cosplayers: in cui gli appassionati del genere creano e indossano il vestito del loro personaggio preferito. Iniziative che richiamano migliaia di persone in tutta Italia, specie in manifestazioni come Romics e Lucca Comics. Poi, la società FilmMaster Events -, che cercava dei ragazzi per creare un nuovo tipo di iniziative – reclutò Gianluca che già si era distinto nell’ambito e lo fece crescere coinvolgendolo in eventi internazionali. Quando la società iniziò a dedicarsi anche alla produzione di parchi e Gianluca ha potuto iniziare a fare l’ideatore, prima per FilmMaster poi con diversi partner in giro per il mondo.

Recentemente, ha anche aperto una società di videogiochi per smartphone e sta anche lavorando su parchi in zone turistiche in paesi emergenti. “Quello che mi dà maggiore emozione – racconta – è prendere un parco che è stato dimenticato e rifarlo vivere. Anche avere vere il contatto con il pubblico è una bella soddisfazione: infatti, può succedere che mi vesto, magari da elfo, mi unisco all’animazione e racconto storie ai bambini”.

(Cristiana Ciccolini)

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